lunedì 16 aprile 2018

Case a impatto zero, a Benevento il primo edificio sperimentale del sud

Benevento, l'edificio sperimentale nZeb

di Antonio Bianco*

L’acronimo nZeb (nearly Zone Energy Bulding) ai più dirà poco o nulla, eppure è da questa sigla che passa il futuro dell’edilizia ecosostenibile: abitazioni a consumo energetico prossimo allo zero e – non secondario – anche intelligenti. Secondo un’indagine effettuata dal Politecnico di Milano, al momento l’unica mappatura esistente, nel Belpaese sono tra 650 e 950 gli edifici costruiti con questo sistema e quasi tutti si trovano in Emilia, Lombardia, Trentino e Veneto.

Tuttavia anche il Sud si sta attrezzando per recuperare il gap con il Nord. Il primo edificio sperimentale, di 71 metri quadri, è stato inauguro nelle scorse settimane a Benevento, in Campania, ed è frutto della collaborazione tra l’università del Sannio e il distretto tecnologico Stress (quest’ultimo citato come best practice nel rapporto GreenItaly 2017, redatto dalla Fondazione Symbola).

Il prototipo, finanziato dal ministero della Ricerca e dell’Università con 177mila euro di fondi, è un “dimostratore tecnologico” costruito con materiali rispettosi dell'ambiente e con sistemi per produrre energia in modo autonomo, ed ha tutte le caratteristiche che le nuove costruzioni private dovranno avere a partire dal 31 dicembre del 2020, mentre per quelle pubbliche si parte dalla fine del 2018, così come disciplinato dalla direttiva dell’Unione europea del 2010 e recepita in Italia nel 2013.

“La struttura – spiega il prof Giuseppe Vanoli, responsabile scientifico del progetto – è stata concepita soprattutto per il clima mediterraneo, ed è questa una novità assoluta, poiché  le esperienze esistenti in altre parti del Paese riguardano soprattutto i climi più freddi”. 

Per evitare il surriscaldamento estivo della struttura a certe latitudini, è stata utilizzata la tecnologia innovativa dei pannelli  X-Lamcon (isolamento in fibra di legno), che assicurano una velocità di messa in opera e un adeguato isolamento termo-acustico. Mentre per i componenti trasparenti sono stati utilizzati infissi a taglio termico a triplo-vetro con film selettivo con aperture e schermature progettate in modo da ottimizzare l’illuminazione e l’areazione naturale delle aree principali.

Non solo. La struttura è dotata di un impianto di climatizzazione con una pompa di calore che copre le esigenze di riscaldamento, raffreddamento, produzione di acqua calda sanitaria e ventilazione meccanica. E un campo geotermico con sonde orizzontali poste a circa 2 metri di profondità per pretrattare l’aria di immissione. “Siamo di fronte a cambiamenti climatici – spiega Ennio Rubino, presidente del distretto Stress – che ci inducono inevitabilmente ad una presa di coscienza che deve modificare la nostra cultura, il nostro modo di progettare e di pensare agli spazi in cui viviamo”.

L’edificio, destinato ad ospitare studenti universitari e prof stranieri, è completamente monitorato attraverso le più avanzate tecnologie domotiche . “Il tutto – conclude Vanoli – è connesso ad internet,  attraverso il quale gli occupanti possono da remoto, via web o mediante una applicazione per smartphone,  aprire e chiudere serrature, comandare l’accensione delle luci e delle prese elettriche, monitorare sensori di temperatura e sensori anti-allagamento”.

Tramite cellulare si può anche gestire l'impianto di climatizzazione in funzione delle condizioni e delle previsioni meteo. I risultati dei monitoraggi saranno poi pubblicati sul sito che i ricercatori stanno sviluppando, dove chiunque potrà verificare l’efficienza energetica del nuovo edificio.

*L'articolo è stato pubblicato sul numero di marzo del mensile la Nuova ecologia di Legambiente

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