sabato 16 ottobre 2010

RADIO PADANIA AL SUD


di Gaetano Pietropaolo*

Qualche mese fa, noi de L’Altro Sud assieme ai Verdi campani, inviammo un esposto alla Procura della Repubblica di Milano contro Radio Padania. Lo spunto ci fu dato dall’ennesimo vergognoso commento antimeridionale che, con nonchalance, la radio della Lega trasmetteva per bocca di un attivista che giustificava l’assassinio, per futili motivi, di due meridionali in Germania.

In fin dei conti però ci rincuorava l’idea che, a noi del Sud, la radio leghista non si sarebbe mai imposta con arroganza alle nostre orecchie. Se proprio avessimo avuto bisogno di qualche minuto di indignazione, avremmo dovuto cercarcela su internet ed ascoltarla on line. Ma, ancora ignari degli effetti di una Legge del dicembre del 2001, ci sbagliavamo. Ad oggi, cominciano ad essere abbastanza frequenti i casi in cui, inconsapevoli cittadini meridionali, nel cercarsi una frequenza radiofonica civile, si imbattono in qualche insulto nei loro confronti o in qualche invettiva anti-terrona. Perché? Cosa è successo? Ritorniamo alla Legge a cui si è fatto cenno. Si tratta della Finanziaria per il 2002. Ovviamente è facile immaginare chi fosse al Governo allora.

Questa legge, all’articolo 74 autorizza le cosiddette radio comunitarie (radio che siano espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose) ad attivare nuovi impianti, fino a raggiungere la copertura del 60% del territorio nazionale. Funziona così: si occupa la frequenza, lo si comunica al ministero delle Comunicazioni e, entro 90 giorni, la frequenza si intende autorizzata con il meccanismo del silenzio-assenso. Dov’è il trucco, è presto detto. Al di là di alcune radio minori, le principali radio che possono approfittare di questa Legge, appunto perché radio comunitarie, sono Radio Padania e Radio Maria. Considerato che Radio Maria già supera il 60% di copertura del territorio nazionale, non è sostanzialmente interessata dalla norma.

Di fatto, si tratta di uno strumento per consentire alla Radio del Senatùr di fare incetta di frequenze gratis. Niente male per essere in un paese dove attivare nuove frequenze radiofoniche, tra limiti di legge e lungaggini burocratiche, è pratica impossibile. Ma un dubbio rimane ancora. A cosa serviranno mai delle frequenze radiofoniche nel Mezzogiorno a Radio Padania? A nulla. Infatti, forse è questa l’unica nota positiva della vicenda, l’emittente leghista attiva frequenze gratis, per poi rivenderle al prezzo di mercato. Il rischio, per i cittadini meridionali, di sentirsi insultati in casa propria allora è limitato al tempo necessario a fare l’affare.

Un business di svariati milioni di euro, quello leghista, realizzato a danno della collettività (che è la proprietaria dell’etere) e delle emittenti radiofoniche commerciali che, per acquisire altre frequenze, devono pagare dazio a Bossi & co... Il tutto alla faccia dei mangiapane meridionali e dell’oramai mitica Roma ladrona.

*TERRA del 15 ottobre

venerdì 15 ottobre 2010

Baselice, sistemazione delle strade


Sta per essere ultimata la sistemazione della strada di via Crocella, lavoro finanziato della legge regionale 51 (clicca sulla foto). “L’intervento su quest'arteria – aveva detto il sindaco Domenico Canonico in fase di deliberazione – è un’importante misura che rientra nei progetti di quest’amministrazione nel voler migliorare la viabilità interna del paese. Dopo altre opere messe in campo, questa è un’ulteriore passo avanti nella sistemazione delle strade comunali”.

giovedì 14 ottobre 2010

Inps: niente pensione per i precari. La notizia sparisce dai media


di Giuseppe Libertella

E’ ufficiale: i contributi versati dai parasubordinati serviranno a pagare i lavoratori a tempo indeterminato, che hanno la pensione garantita. I media nazionali, per evitare la rivolta dei precari, oscurano la notizia, non concedendole visibilità alcuna; ma questa volta a fare chiarezza è presidente dell’istituto di previdenza, Antonio Mastropasqua, che spiega perché i precari non hanno la possibilità di “programmare” la loro pensione futura, consultando i dati sui contributi già versati, come invece possono osservare gli altri lavoratori. “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale” dichiara Mastropasqua.

In un primo momento si era pensato di inviare 4 milioni di lettere ai parasubordinati per spiegare come verificare on line il versamento dei contributi di ognuno. Ipotesi smentita successivamente, perché per il lavoratore “precario” non sarà possibile ipotizzare quella che dovrebbe essere la sua pensione, come confermato da Mastropasqua.

I precari non avranno la pensione. I contributi che loro versano saranno utili all’INPS per pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione. Ecco che l’INPS ha subito adottato il “metodo all’italiana”:nascondi il misfatto fin quando qualcuno non se ne accorgerà, intanto si cerca di tenere a bada i precari, già senza una stabile occupazione, adesso anche senza pensione.

http://www.cultumedia.it/2010/10/inps-niente-pensione-per-i-precari-la-notizia-sparisce-dai-media/

mercoledì 13 ottobre 2010

Università spa


di Raffaele De Rosa

Il ddl Gelmini vede allungare la sua corsa verso l’approvazione finale. La data per l’approvazione prevista per il 4 ottobre è stata rinviata ulteriormente al 14. Il giorno seguente, alla Camera dei Deputati inizia la sessione di bilancio, che dura circa un mese e per regolamento costringe tutti gli altri provvedimenti ad aspettare in coda. Se a questo si aggiunge l’eventualità che si vada alla elezioni a marzo la riforma universitaria rischia di finire su un binario morto. E menomale!
Già perché la riforma prevede, fra le altre cose: il nuovo assetto degli organi di governo (Rettore, Senato accademico e Cda), il reclutamento di professori e ricercatori, il fondo per premiare gli studenti meritevoli e quello per i docenti migliori, l’obbligo di certificazione delle ore di didattica per i professori, contratti a termine per i ricercatori.

In particolare il Rettore sarà un professore ordinario di qualunque università italiana. Dovrà possedere «comprovata competenza ed esperienza di gestione, anche a livello internazionale, nel settore universitario, della ricerca o delle istruzioni culturali»; sarà «responsabile del perseguimento delle finalità dell’università»; proporrà il «documento di programmazione strategica triennale di ateneo», il bilancio di previsione annuale e triennale nonché il conto consuntivo e durerà in carica massimo 8 anni, due mandati.

Il Senato accademico formulerà «proposte e pareri» sulla ricerca e sulla didattica, approverà i regolamenti didattici solo dopo aver ricevuto parere positivo del Consiglio di Amministrazione e avrà funzioni di coordinamento tra i Dipartimenti.
Il nuovo consiglio di Amministrazione, invece, assume il ruolo di indirizzo strategico dell’ateneo, potendo decidere sulla introduzione e soppressione di corsi di studio e sedi e sarà composto da un minimo di 3 componenti esterni, se i membri sono 11 in totale, 2 se sono meno di 11, escluso i rappresentanti degli studenti. Il presidente del Cda sarà il Rettore o uno dei predetti consiglieri esterni all'Ateneo.

Per quanto riguarda la riforma del reclutamento con l’introduzione del sistema di ‘tenure-track’ saranno previsti nuovi contratti a tempo determinato (minimo 3 massimo 5 anni) seguiti da contratti triennali ‘tenure-track’, al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’Ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto con l’Università. Questo significa, in virtù dei tagli previsti dalla L. 133/2008 all’ F.F.O. (circa 1,5 miliardi entro il 2012) e delle reali condizioni della maggioranza degli atenei italiani, il licenziamento di moltissimi ricercatori alla fine degli eventuali sei anni di lavoro per l’università!

Per i docenti si fissa a 70 anni l’età pensionabile per professori ordinari e a 68 per gli associati. Considerato il blocco al 20% del turn-over per il personale docente e tecnico amministrativo (per intenderci se vanno in pensione dieci professori ne verranno assunti solo due!) previsto dalla Legge 133/2008, non sarà possibile garantire la sostenibilità dell’offerta formativa e didattica.
Sarà costituito un fondo speciale per il merito per gli studenti “eccellenti”, fondo gestito dalla Consap spa ed elargito dal ministero dell’economia. Tra i criteri di assegnazione delle borse erogate da questo fondo non è incluso il reddito. Gli studenti non accederanno più a questi fondi in base alla loro possibilità economica e materiale ma solo ed esclusivamente tramite criteri meritocratici!

Da una lettura complessiva di questa riforma emerge un processo di aziendalizzazione dell’università che associato al sottofinanziamento cronico e in progressivo peggioramento, a partire dalla L. 133/08, comporta un peggioramento della didattica e la negazione del diritto allo studio.

Mentre in Italia si effettuano tagli al sistema universitario in Germania sono stati destinati al comparto dell'istruzione e della ricerca ben 12 miliardi di Euro in più fino al 2013. Ci auguriamo che lo slittamento dell’approvazione della legge sia un modo diverso per mettere fine ad uno scempio che dura, ormai, da due anni!

www.laltrosud.it

martedì 12 ottobre 2010

SUD: NUOVE FORME DELLA POLITICA‏


di Antonio Gentile*

Il crollo delle ideologie tradizionali e l'avanzare della globalizzazione neoliberista, hanno, da tempo, decretato la fine dei grandi miti organicistici e olistici dello Stato, provocando mutamenti sostanziali del contesto in cui si collocano le forme della rappresentanza e dell'esercizio diretto della democrazia. Mentre tutte le forme partito sono state travolte da questa trasformazione epocale, che in Italia ha visto la fine traumatica della Prima Repubblica e la nascita di una Seconda presto degenerata, nuovi modelli d'identità politica si sono pian piano affermati per rispondere in maniera più adeguata al bisogno delle popolazioni. Ritrovarsi “comunità” in un mondo ormai governato da centri di potere economico-finanziari globalizzati, sviluppa valori positivi di solidarietà autentica, di capacità d'autonomia, di resistenza, di mobilitazione e di opposizione all'ideologia integratrice.

Lingua, pratiche tradizionali, territorio, diventano elementi concreti d'identità che costituiscono un vero e proprio sistema di aggregazione di una comunità storica e politica. La “terra” è, dunque, nella cultura tradizionale, il luogo privilegiato delle origini ma, anche, quello del riscatto e della rinascita collettiva. Negli ultimi anni, soprattutto a partire dal trattato di Maastricht, il processo di “regionalizzazione” inteso come criterio di organizzazione degli interessi e delle volontà politiche su base territoriale, si è notevolmente rafforzato, influenzando l’intera Europa e generando la nascita di numerose formazioni politiche regionali.

In Italia, questa trasformazione, ha visto l’esplosione del fenomeno leghista al Nord, condizionato però da forti caratterizzazioni razziste, xenofobe e antisolidali, che ne hanno fatto una realtà regressiva, tipica delle formazioni politiche di estrema destra. Certamente più interessante e progressista è invece quel laboratorio politico campano che, guardando all’esperienza dell’Europa dei Verdi- Libera Alleanza Europea, presieduta dal leader Daniel Cohn Bendit, ha sperimentato alle recenti regionali la sinergia tra la formazione ambientalista e i regionalisti de L’Altro Sud.

In questo caso l’azione politica si è concentrata sulla rivalutazione del Sud positivo impegnato nel contrasto all’illegalità, nella tutela del patrimonio ambientale come presupposto indispensabile alla sopravvivenza di una comunità di oltre venti milioni di cittadini, nel recupero dell’identità storica, nel rafforzamento dei legami di collettività. Dunque, un’esperienza politica, quella campana, unica, che ha anticipato la svolta della Costituente ecologista che s’ispira al modello francese di Europe Écologie, dove si collocano, tra l’altro, il partito nazionalista corso e quello bretone.

Dal Sud, quindi, e dalla Campania in particolare, è partita una piccola rivoluzione politica nel mondo progressista, che con i valori della solidarietà, della legalità e della comunità può offrire un modello concreto di innovazione politica in tutto il Paese.

*Presidente de L'Altro Sud

Pubblicato sul quotidiano nazionale "Terra" dell'8 ottobre

lunedì 11 ottobre 2010

Le strade e il Fortore


Le strade del Fortore? Una tragedia. Guardate in che condizione sta la statale che collega la provincia di Benevento a quelle di Foggia e Campobasso. Ci si riferisce precisamente al tratto tra Ponte Setteluci e il famigerato semaforo che, da due tre anni, sta sotto San Bartolomeo (a proposito quanto costa alla collettività tenere in piedi quel semaforo?).

Percorrere quei pochi chilometri è un impresa. È un pezzo di strada tutta sconnessa. A un certo punto ti trovi dei dossi che fanno sobbalzare la macchina con buona pace di giunti e cerchioni. Pericolosissimo. Per non parlare della frana (clicca sulla foto) che sta lì da anni e che costringe gli automobilisti ogni volta a rallentare ed attraversarla a dieci chilometri allora.
Non sappiamo cosa sia peggio la rassegnazione degli automobilisti o l’indifferenza della politica.